Il libro “Gilera – Una storia lombarda”
SCRIVERE PER NON DISPERDERE LE MEMORIE
presentazione di Massimo Lucchini Gilera
Quando, qualche anno fa, un po’ per gioco, ho chiesto a mia madre di “raccontarmi” i suoi ricordi, non avevo un’idea precisa, oltre alla curiosità ed al desiderio di sapere qualcosa di più della mia famiglia materna.
Pur avendo vissuto vicino ai miei amatissimi nonni per diversi anni, dal 1957 fino al 1963, mancavo allora della maturità necessaria per comprendere appieno le loro figure ed il loro percorso umano da un punto di vista esterno, di testimone: nella nostra tragedia familiare, iniziata con la morte di Ferruccio e proseguita con il tracollo economico degli anni Sessanta che ha progressivamente travolto e cancellato le nostre radici di luoghi e di abitudini, talora di affetti, anch’io, come un naufrago, ero troppo occupato a cercare un futuro ed un modo di essere per me stesso.
Gli anni successivi, dal 1969 (cessione delle attività alla Piaggio) al 1986 (cancellazione della Società Moto Gilera dal registro delle imprese), durante i quali ho vissuto in prima persona gli aspetti più penosi della chiusura di un glorioso passato, sono stati altrettanto impegnativi.
Facevo fatica a collegare l’immagine visiva diretta di mio nonno degli ultimi anni, con la figuretta magra, con i baffi, due strani occhiali, un berretto, a cavallo di una moto primordiale sulla pista del Trotter nel 1911; avevo anche rinunciato alla mia grande passione, la moto, non vi ero più salito stabilmente dal 1969.
Lentamente, placatesi le angustie, superati bene o male tutti i problemi, anche per la mia famiglia la Gilera cominciò ad essere una vicenda decantata, una storia della quale prendere scienza e coscienza.
Per quanto mi riguarda, l’avvenimento che ha fatto da catalizzatore ad un sentire profondo ma non ancora espresso, è stato il raduno organizzato dal Gilera Club ad Arcore nel 1995. Certamente il rivedere tante moto dei miei anni giovanili, la passione sportiva di tante persone, il sentirmi parte di loro, del loro tempo mi ha impressionato; ma sono rimasto sbalordito poco dopo, durante la colazione all’Albergo Sant’Eustorgio di fronte alla rievocazione, commossa fino alle lacrime, di molti ex dipendenti, agli applausi tributati al nome di Giuseppe Gilera, un uomo mancato 24 anni prima, il cui ricordo permaneva intatto in così tanti.
Ho ripreso ad andare in moto e, rimproverandomi per il tempo perduto, ho incominciato ad interessarmi seriamente alla storia della mia famiglia, in una dimensione – tuttavia – più intima: vi sono libri sulla Moto Gilera e quindi su Giuseppe Gilera, inscindibile dalla sua azienda, alcuni buoni e documentati, ma io volevo raccontare ai miei figli chi era stato il loro bisnonno e contemporaneamente fissare per me e dentro di me il loro ricordo – non posso dimenticare mia nonna – attraverso i racconti di chi li ha conosciuti. Strada facendo, mi sono accorto che questi racconti si allargavano a tratteggiare non solo Giuseppe e Ida Gilera, ma anche altri personaggi e vicende di un piccolo borgo alle porte di Milano, raccolto intorno al campanile di Sant’Eustorgio. Così, senz’alcuna ambizione letteraria e con modestia, ho voluto raccogliere ricordi e testimonianze che spero possano essere, anche per altri al di fuori della mia famiglia, un interessante contributo ed un’integrazione alla conoscenza di una avvincente storia tecnica, sportiva ed umana già in altra dimensione nota: la Gilera.
Volume di 207 pagine , pubblicato da Legenda, Euro 39,00
La storia della famiglia Gilera e delle loro aziende dal 1909 al 1969
– Le Famiglie Gellera e Grana
– Ida e Giuseppe Gilera
– La Gilera di Arcore
– La Gilera Argentina
– L’officina di Tripoli di Libia
– Storie in azienda
– Ricordi di una Famiglia
– Giuseppe Gilera pilota
– Statistiche
LA STORIA VISSUTA IN FAMIGLIA
presentazione di Sandro Colombo
Sulla storia della Gilera e delle sue moto sono state scritte molte pagine. Vi si sono cimentati giornalisti illustri, storici del motociclismo e cronisti appassionati.
Il grande interesse di questo libro di Massimo Lucchini Gilera è quello di una storia vista dall’interno della famiglia, una storia attenta, oltre che ai fatti, alle persone che l’hanno costruita e vissuta attraverso testimonianze e ricordi diretti e nella sua lettura, avendo avuto il piacere e l’onore di vivere alcuni dei momenti più importanti di questa storia accanto a Giuseppe Gilera ed ai suoi famigliari, ho ritrovato in essa ricordi ancora vivi di un passato ormai lontano, ma ricco di una vitalità prorompente, difficile da dimenticare.
Preceduto da un’attenta ricerca delle origini, questo libro contiene notizie inedite soprattutto nella parte relativa ai primi anni della società, quelli meno noti, ma, anche quando ci racconta fatti conosciuti, lo fa con un’ottica che, agendo dall’interno, consente di vedere le cose sotto un’angolatura particolare, completando ed arricchendo anche vicende già note.
Intense e sorprendenti per la loro intimità, e interpreti dall’atmosfera familiare che regnava anche all’interno dei rapporti con i dipendenti, sono le pagine del diario della mamma Giliola, pagine che, con la freschezza delle cose scritte quando il ricordo è ancora vivo, ci riportano ad un passato ricco di sentimenti e di emozioni difficili da ritrovare nella vita di oggi.
A ricordare queste atmosfere contribuiscono anche, seppure in modo completamente diverso, i brevi racconti ambientati all’interno della fabbrica in quegli anni, quando, lavorando un maggior numero di ore, la vita dei lavoratori veniva vissuta per la maggior parte nell’ambito dello stabilimento ed il lavoro non era considerato una condanna, ma un dovere necessario e, come tale, vissuto serenamente.
Una ricca documentazione fotografica, con numerose fotografie inedite, ed una serie d’introvabili dati statistici riportati alla fine del volume, costituiscono l’indispensabile completamento dell’opera.